awoon – abinu – abba – pàter hemòn – pater noster – padre nostro
In molte lingue del mondo è stato adottato e adattato il testo di una preghiera al Padre di tutti, raccontata nei Vangeli sia da parte di Matteo – nel “Discorso della Montagna” – che da Luca – su richiesta di un discepolo. Anche se il mondo cristiano per la sua “Preghiera del Signore” fa riferimento principalmente alla stesura latina o della cosiddetta Vulgata, da sempre sono state svolte ricerche sulle possibili fonti originali.
E’ probabile che Gesù avesse frequentato invocazioni aramaiche dal Kaddish, come i riferimenti disseminati in ebraico già nel Talmud o nel Shemone-ezre. Dunque la sintesi degli evangelisti ha utilizzato un repertorio di frasi e richieste di uso popolare, cui dare un altro segno e facili da memorizzare.
Pur nella sua brevità, le differenze lessicali tra ebraico, aramaico, greco, latino sono piccole eppure sostanziali, in un testo consacrato ad un ruolo centrale della liturgia e nella vita comunitaria. Il nodo più irrisolto è quello su cosa chiedere perdono: in italiano parliamo di “debiti” (da Matteo) anzichè di “peccati” (come in Luca), in inglese e portoghese di “offese”, in inglese di “sconfinamenti”… La chiesa valdese introduce un “anche noi li rimettiamo”. E’ un modo per indicare un ruolo attivo del pentito, con un’azione riparatrice e non solo un’attesa di assoluzione da parte di altri.
Dunque il Padre Nostro è un testo che si presta ad affinamenti e migliorie, oltre che di rispettose sperimentazioni teologiche e poetiche, accanto alla versione recitata fin da bambini. Qui presentiamo due esempi significativi.
Il primo è del giugno del 1984, in una Lectio divina di padre Giovanni Vannucci al minuscolo Eremo delle Stinche, poco prima di morire:”Nell’ebraico ci sono due lingue: la lingua ebraica ufficiale, della grammatica, ma poi c’è la lingua sacra, differente, che va riscoperta pazientemente, tenacemente, attentamente, ma soprattutto nel silenzio e nell’ascesa del nostro essere. La lingua sacra conosce soltanto due tempi. lo stato di perfezione e lo stato di imperfezione, il frutto maturo che tende verso il marcimento per poter deporre sulla terra il seme, e il frutto non maturo che tende verso la maturità. Quindi c’è un perfetto e un imperfetto (ma non nel senso grammaticale) di una realtà compiuta perfettamente che poi a un certo momento scoppia per dare origine ad un’altra realtà. Così nel Padre nostro non c’è il congiuntivo e l’ottativo, c’è soltanto un’affermazione di fede. Tutto diventa differente…” Ecco la versione di questo teologo da riscoprire:
Padre nostro che sei nei cieli
santo è il tuo nome
il tuo regno viene (dunque)
la tua volontà è fatta in cielo e in terra
tu dai a noi il pane di oggi e quello di domani
tu perdoni a noi i nostri debiti quando noi perdoniamo ai nostri debitori
tu non ci induci in tentazione ma ci liberi dal male. Amen
VERSIONE CATTOLICA ITALIANA
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen
Ed ecco un’altra proposta, meno filologica, ma suggestiva, anche perché maturata nella spiritualità indiana.
PADRE NOSTRO, MADRE, AMICO…
(da un’interpretazione di Paramahansa Yogananda, 1893-1952, autore dell’Autobiografia di uno yogi)
Padre Nostro, Madre, Amico, Amato Iddio!
Che la pronuncia silenziosa e incessante del Tuo sacro Nome ci trasformi a Tua somiglianza.
Ispiraci, affinché il nostro amore a le cose materiali si trasformi in adorazione di Te.
Che attraverso la purezza dei nostri cuori,
possa il Tuo regno di perfezione discendere in terra
e liberare tutte le nazioni dalla loro sofferenza.
Permetti che la libertà dell’anima
che proviamo al nostro interno si manifesti esteriormente.
Fai che la nostra volontà possa rafforzarsi lottando contro i desideri mondani,
affinché finalmente si ponga in armonia con la Tua perfetta Volontà.
Dacci il pane nostro di ogni giorno: alimento, salute e prosperità per il corpo; efficienza per la mente;
e, soprattutto, il Tuo amore e la saggezza per l’anima.
È Tua la legge ‘Nella misura in cui giudicate sarete giudicati’.
Che possiamo perdonare coloro che ci offendono,
senza dimenticarci mai che abbiamo tanto bisogno della Tua immeritata misericordia.
Non ci abbandonare nell’abisso delle tentazioni
nelle quali siamo caduti per il cattivo uso che facciamo del dono della ragione che Tu ci hai concesso.
E quando sia Tua Volontà metterci alla prova, oh Spirito, permettici di comprendere che Tu sei più tentatore di qualunque altra tentazione del mondo.
Aiutaci a liberarci dagli oscuri attaccamenti dell’unico male: la nostra ignoranza di Te.
Perché Tuo è il Regno e il potere e la gloria, per i secoli dei secoli.
Amen